Ad ognuno la sua strada. Siamo tanti e siamo diversi, cosicché il panettiere farà il pane ma chiamerà l'idraulico quando il figlioletto, rimasto solo in casa, romperà il lavandino. Si sa, lui con i bambini non ha pazienza, motivo per cui da anni ha ingaggiato una babysitter, che lavora trenta ore a settimana per poter pagare il parrucchiere.
Ognuno imbocca la sua via, un po' per predisposizione naturale, un po' perché la mamma ha sempre consigliato di apprendere un mestiere il prima possibile. Son quotidiane storie di normalità. C'è una linea sottilissima che separa la normalità dall'eccellenza, quella linea che si traduce in somma di mestieri.
Sei bravo se ne sai fare uno, sei bravissimo se ne sai fare due. Sei Barella se li sai fare tutti, e parecchio bene. Regista, esterno, mezzala, trequartista e la netta sensazione che Nicolò oggi potrebbe prendere 7 in pagella anche staccando i biglietti all'ingresso dello stadio. Perché l'orologio è passato dalle dodici a sufficienza, ora è arrivato il suo momento, quello della definitiva consacrazione. Una fragorosa esplosione che si sta palesando dalla prima apparizione stagionale, quando Nicolò ha suggerito a chi applaudiva i trenta sacchi nerazzurri per Gagliardini di dare uno sguardo anche in Sardegna, perché il Dio del calcio ha puntato il dito anche su Cagliari.
L'ha suggerito con una avvenuta presa di coscienza della propria caratura, che gli sta permettendo di prendere in mano il Cagliari e di diventarne un giocatore di riferimento. In questo momento Barella risponde a tutti i canoni del prototipo del centrocampista moderno: qualità e quantità declinate in un piede alla Marchisio nel corpo e con la garra di un Gattuso. Chiedere qualcosa al ben più celebrato Kessie, completamente eclissato nella sera di San Siro dalla luna con la 18.
A voler trovare una pecca si potrebbe dire che il ragazzo vede troppo poco la porta (è ancora in attesa del primo squillo in A) ma ha ottimi tempi di inserimenti e non avrà problemi a buttarla dentro già da questa stagione. Quella che dovrebbe segnare in modo indelebile la sua carriera, da macchia nel limbo a colorazione purpurea.
La sensazione è che un po' di rosso ci sia già, e Nicolò oggi vale non meno di venti-venticinque milioni. A fine stagione, magari in seguito alla convocazione in nazionale (why not?) il suo valore potrebbe crescere ulteriormente. D'altronde non capita spesso di vedere un panettiere che sa aggiustare un lavandino.