Fa comodo. Perché non sempre le cose vanno bene, e quando le cose vanno male un responsabile bisognerà pur trovarlo. Più semplice se sempre lo stesso, per addolcire la faticosa ricerca all'uomo verso cui andrà puntato il dito indice.
Da mesi (se non di più), il "nemico comune" di tanti, troppi tifosi rossoblù è Marco Sau, il capro espiatorio da cercare sempre e comunque quando tutto si mette male. In passato un destino analogo spettò anche a Murru, salvo poi fuggire giusto in tempo verso altri lidi (magari più benevoli).
Cos'hanno in comune Sau e Murru? La lettera finale, quel distintivo di sardità che li ha sempre trascinati nell'occhio del ciclone ad ogni sconfitta del Cagliari. Com'è successo domenica, quando i sardi hanno vinto ma non convinto contro il Palermo.
Undici minuti di gioco (più i supplementari) son bastati al bomber di Tonara per essere l'indiziato numero uno della defaillance rossoblù. Scusato Faragò (giustamente ed almeno in parte), non scusato Sau, centravanti "declassato" a tuttocampista: il ruolo dei faticatori, dei fantasmi Stakanov, quelli che sudano ma non vedi, perché non rapiscono l'occhio ma gonfiano la pancia, quelli che non fanno venti gol ma fanno sì che li faccia il compagno di turno.
È il triste destino di Sau che rende possibile la rinascita di Borriello ma che viene "condannato". Come disse un tale, la storia lo assolverà.