Parco attaccanti a disposizione interamente utilizzato: il duo iniziale costituito da Sau e Ibarbo non ha prodotto alcun tiro verso i tre “legni” di Curci, idem il subentrato Nenè, l’altro sostituto Pinilla la miseria di un destro al volo dal limite, indirizzato centralmente, bloccato in due tempi dall’estremo difensore emiliano.
La carenza nel palleggio non è affatto compensata dalle “palle da fermo”, a volte unica risorsa e alternativa. C’è una scena di ieri che mette a nudo questo aspetto in maniera cruda e spietata: Avelar (sia chiaro: senza voler qui dare addosso a lui) che va a battere un corner da sinistra col sinistro. Esito?
Palla che esce durante la traiettoria. Si era sotto di un gol, non c’erano secondi da perdere, Cossu che fino ad allora aveva attraversato il campo da una bandierina all’altra per battere sempre lui, era distante. Quanto al capitolo punizioni, Conti, che è il migliore, ne ha imbroccate due nell’intero campionato. Unica alternativa nel calciarle è Nenè, talvolta con esiti da dimenticare. Nulla da imputare al capitano, ma non può il Cagliari giovare di una carta come ad esempio il Venezia col Recoba 98-99, salvatosi grazie a diverse “perle” del “Chinho”.
Tolto Cossu, manca un fraseggiatore in fase di ripartenza, per quanto ieri Ekdal e Vecino siano stati tra i meno peggio. Il dato è impietoso circa le reti fuori casa: sei sole marcature. Tre volte (Bergamo-Genova-Bologna) si è perso per uno a zero match nei quali almeno in punto andava strappato assolutamente.
Rimangono nove turni, da giocare col coltello tra i denti, a partire dalle due partite in quattro giorni contro Hellas e Torino.