In alcuni meandri del pallone si usa dire che per fare una squadra basta un portiere che para ed un centravanti che segna. Modi di dire, vecchi aforismi tramandati di generazione in generazione come proverbi di paese raccontati tra un caffè e l'altro.
Poi c'è il Cagliari, che pare abbia preso il tutto alla lettera: Rafael para, Borriello segna, e tutto il resto è il nulla con nove maglie rossoblù. Settant'anni circa in due, brasiliano uno, italiano l'altro, sono proprio questi due vecchietti con la voglia di andare ancora sulle giostre a tirare sempre più spesso avanti la carretta. A volte bastano loro, ieri no.
L'Udinese era avversario ostico e si sapeva, e la sconfitta contro il Napoli dello scorso fine settimana non doveva indurre in errore: i bianconeri erano (e alla prova dei fatti, sono) una squadra in salute. I rossoblù si son fatti trovare molli, sgonfiati nell'animo dalla vittoria col Chievo, anziché essere gasati dalla stessa.
In mezzo, tante belle cose: appunto Borriello, coi suoi sedici gol che sembrano essere un inno all'eterna giovinezza, una squadra ringiovanita negli elementi in campo e, soprattutto, i quattro sardi in campo da titolari. Murru, Barella, Deiola e Sau, quattro mori all'assalto dell'Italia. Certo sarebbe potuto (e dovuto) andare meglio, ma finalmente si è visto quel Cagliari identitario tanto spesso invocato quanto facilmente trascurato negli ultimi anni. Un piccolo vanto per gli isolani, dal momento che nessuna squadra in Italia può vantare un così alto numero di giocatori autoctoni, e anche altrove, se si escludono alcuni casi (vedi in Catalogna o nei Paesi Baschi) è difficile vedere bambini che nascono, crescono e invecchiano con indosso la maglia della loro madre terra.
Gocce di buone notizie in un fine settimana in cui il mare di quelle cattive è sembrato gonfiare le onde e coprire la spiaggia. Al prossimo turno arriva il Pescara, una squadra senza più nulla da chiedere al campionato e con le motivazioni almeno pari a quelle del Cagliari. Se non fosse che in panchina siede un signore boemo. Do you remember?