Vai verso Oriente e farai fortuna, dicevano. Sì, perché ormai se guardiamo verso quella terra i cui abitanti hanno gli occhi a mandorla ci accorgiamo che il futuro è lì. O, almeno, il presente è lì. Ecco che, a suon di ingaggi milionari, giocatori e allenatori, ma anche semplici preparatori atletici e altri addetti ai lavori la scelgono come meta professionale.
Il percorso, tuttavia, è anche inverso, e porta agli acquisti di club occidentali da parte di grosse multinazionali, le quali provano a fiutare il buon affare, che faccia monetizzare e non sia la semplice gestione di un giocattolo stile emiri del Qatar. E, magari, inseriscono nel pacchetto anche qualche ipotetica promessa, che si rivelerà talvolta un “bidone”.
A Cagliari l’arrivo di Han Kwang Song, semplicemente Han, ad alcuni ha fatto storcere il naso, pensando si trattasse di una semplice operazione di marketing. Eppure, non appena quel timido ragazzo ha calciato il pallone, i dubbi sono stati riposti in un cassetto.
“Sto vedendo un giocatore di un altro pianeta”: così il tecnico della Primavera rossoblù Max Canzi ha detto a Mario Beretta. È bastato un solo allenamento per comprendere che, facendo gli opportuni scongiuri, il giovane potesse essere quello giusto.
Piano, tuttavia, con i paragoni. Non devono essere sufficienti poche apparizioni per dare veri e propri giudizi. Si attende, infatti, l’esordio del nordcoreano in prima squadra, anche se le premesse sono ottime e, come espresso da Beretta, “se dovesse esordire far subito bene non mi sorprenderei”.
Un ponte verso l’Oriente, superando quella che in passato era la moda di puntare gli occhi verso il Sudamerica: che Han possa essere il primo di una lunga serie?
Intanto, è già in prova un altro nordcoreano: Pak Yong Gwan, che potrebbe essere schierato durante l’amichevole del Cagliari in quel di Sorso.