Basta un minuto per cambiare una vita, basta molto meno per cambiare una partita di calcio. Quella di Nicolò Barella sarebbe potuta essere la partita, quella del primo sigillo, quella della prima pietra poggiata del palazzo che costruirà nei prossimi dieci anni.
Siamo in pieno recupero quando, dopo una bella giocata, il canterano si presenta in area di rigore con sui piedi la palla della vittoria. Solo che la porta all'improvviso disi rimpicciolisce, Tatarusanu diventa un gigante e Nicolò calcia alto, trasformando le possibili lacrime di gioia in lacrime di dolore. Perché sul capovolgimento di fronte Kalinic ammazza la partita, facendo valere la più spietata delle leggi del calcio: gol sbagliato da una parte, gol segnato dall'altra.
La prima gioia di Barella diventa una cocente sconfitta, probabilmente immeritata, ma tant'è. Il rimpianto c'è, ma passerà, come ogni altra delusione, lasciando spazio ad un futuro che ha già da tempo aperto le porte ad un talento strepitoso, sempre più al centro del mondo Cagliari. Dopo un anno di apprendistato, infatti, il 18 rossoblù si è preso la squadra, diventando un pilastro fondamentale dello scacchiere sardo.
Dopo aver smaltito questa delusione, Barella si ritufferà nel presente per andare a collezionare tanti altri traguardi con questa maglia. Anche quello del primo gol, che inevitabilmente arriverà. Del resto è sempre stato chiaro: non puoi fermare il vento, solo fargli perder tempo.