Cagliari, il paradosso della vittoria

L'analisi del match contro il Crotone

Luca Neri
27/02/2017
L'Editoriale
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Forse bisogna rassegnarsi al paradosso, quello di un Cagliari che vince solo quando gioca male e che non porta praticamente mai a casa il bottino quando fa la partita. Ieri undici incappucciati rossoblù hanno svaligiato lo Scida. Un quarto d'ora a prendere un cazzotto dopo l'altro, rewind di una Serie B in cui i calabresi erano il vento e il sardi tenevano l'aquilone.

E come andava a finire? Finiva che la tempesta diventava bonaccia ma l'aquilone restava in aria, il Cagliari davanti e il Crotone dietro, proprio come ieri. I padroni di casa sembrano pronti a sbranare la partita, vanno in vantaggio, il Cagliari è in bambola ma non soccombe. La fortuna aiuta gli audaci e la palla finisce tra i piedi di Joao Pedro, ma per sapere come rivolgetevi all'aldilà.

Pareggio che dovrebbe svegliare i rossoblù, manco per scherzo, stavolta manco le secchiate d'acqua. Anche perché la solitudine è dei numeri primi ma pure di Sau là davanti. Sarà che l'attaccante di Tonara è tutto meno che un gigante, e i tanti palloni alti che giungono dalle sue parti son proprietà privata di Claiton e Ceccherini.

E indovinate un po', la partita cambia quando Rastelli butta dentro Borriello, quello che segna quasi sempre ma che spesso è volentieri si siede in panchina, e non perché ci stia più comodo. Entra e impiega tredici minuti a spaccare la porta, mica male sto ragazzino. Che col centro di ieri fa undici in campionato, come Kalinic e più di Bacca, Salah, Muriel, Defrel, Dybala e tanti altri giocatorini da nulla, solo con qualche anno di più.

Ora per il Cagliari son trentuno in ventisei gare, trentacinque gol fatti a fronte dei cinquantadue subiti, tantissimi ma comunque con un marginale decrescente. Dodicesimo posto e salvezza ampiamente in cassaforte. Per la matematica c'è ancora da attendere ma a  meno di suicidi sportivi i rossoblù giocheranno anche l'anno prossimo in Serie A. Le certezze già accumulate consentono sperimentazioni altrimenti rischiose, e la novità condiziona la nostra vita solo quanto l'abitudine. Come quella a vincere, giocando bene o giocando male. 

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