Nel mondo del calcio ci sono citazioni o anche solo semplici parole che possono diventare delle vere e proprie pietre miliari. La personalità che reincarna perfettamente tale filosofia è sicuramente il grande Vujadin Boskov, indimenticato allenatore serbo (è nato a Begec, a quindici chilometri circa da Novi Sad) di Ascoli, Roma, Napoli, Sampdoria e Perugia. I suoi aforismi rendevano unico il suo modo di comunicare calcio e che sono stati il suo marchio di fabbrica nel corso della sua carriera.
Tra i tanti, c’è “la partita finisce quando l’arbitro fischia”. Una frase che è riecheggiata prepotentemente nella sfida che ha visto il Cagliari prevalere in maniera rocambolesca per quattro reti a tre sul Sassuolo. I rossoblù hanno fatto loro quella frase, trasformandola in motto psicologico per poter affrontare al meglio la parte finale dell’incontro.
D’altronde, a venticinque minuti dalla fine (con i neroverdi avanti 3-1 seppur in inferiorità numerica), pochi si aspettavano uno scatto d’orgoglio da parte della formazione isolana, considerata spacciata. Invece, in quel lasso temporale che separava il Cagliari dall’ennesima imbarcata, qualcosa è improvvisamente cambiato. I tre gol decisivi (prima Marco Borriello e poi la doppietta di un inarrestabile Farias) hanno consentito che un semplice sorpasso diventasse un’impresa sportiva davvero straordinaria, fatta di impegno e carattere.
Dalla rabbia si è passati alla gioia, nonostante il periodo che il sodalizio sardo stava attraversando fosse parecchio delicato (sia per quanto concerne il futuro della guida tecnica sia per i risultati insoddisfacenti ottenuti nelle recenti uscite ufficiali). La partita finisce quando l’arbitro fischia - affermava Boskov – Così il Cagliari, a match terminato, ha potuto festeggiare dopo quasi due mesi una vittoria che sa di vera e propria liberazione.
In momenti come questi, si può assaporare l’essenza del grande calcio e del fatto che questo sport è il più amato al mondo soprattutto perché può essere imprevedibile.