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Borriello perde causa con Il Fatto Quotidiano: la sentenza

"Se non fa invidia a Messi, di certo può farla a Rocco Siffredi"

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Marco Borriello, oggi attaccante del Cagliari, non potrà godere di alcun risarcimento da parte del quotidiano diretto da Marco Travaglio, il Fatrto Quotidiano. Anche la Cassazione si è rivolta a favore dei giornalisti della carta stampata: l'articolo che venne pubblicato sul calciomercato con chiari riferimenti sulla vita privata e amorosa del calciatore non è stato considerato diffamazione o reato alla persona. Tra le diverse ironiche argomentazioni, c'era anche un riferimento esplicito alla vita sessuale del bomber che andò su tutte le furie optando per la querela: "Se non fa invidia a Messi, di certo può farla a Rocco Siffredi".

Galeotto fu il passato. Marco Borriello non può appellarsi ad alcuna privacy visto che da sempre si è prestato al mondo del gossip mai lesinando storie amorose o flirt con belle donne. Così, se un giornalista desidera ironizzare, nel campo del lecito, sulla sia vita amorosa può farlo senza intercorrere in sanzioni o censure. E' ciò che è capitato al Fatto Quotidiano che è stato considerato esente da colpe per aver scritto della vita amorosa del giocatore.

La sentenza – "Borriello Ã¨ un noto calciatore, personaggio pubblico fatto oggetto di attenzione dagli amanti del calcio. Inoltre egli stesso si è esposto sui media col racconto delle sue vicende, ulteriormente amplificate dai resoconti delle donne con cui aveva intrattenuto relazioni. In tale contesto non può revocarsi in dubbio che interessino al pubblico le sue qualità sportive, la considerazione in cui è stato tenuto dai dirigenti delle squadre di calcio in cui ha militato, la serietà e l'impegno con cui adempie agli obblighi connessi alla posizione occupata, nonché il rispetto, da parte sua, delle regole della professione. Ne consegue che Borriello non può pretendere l'oblio su fatti qualificanti della sua vita calcistica, quali la squalifica per doping o l'estemporaneo comparire sui campi di calcio, e non può pretendere il silenzio sulle espressioni da lui utilizzate nel corso di interviste volontariamente rilasciate".

 

 

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