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Quando la Dea bendata è cieca

Sterile sì, ma anche sfortunato il Cagliari sotto porta

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Alcune premesse sono necessarie per affrontare un discorso di questo genere: domenica a Genova il gol ingiustamente annullato a Sau era regolare, come ampiamente poi documentato dalle moviole. E nei due episodi dubbi all'interno dell'area doriana, almeno il fallo di mano era da punire con il calcio di rigore. Detto questo, preoccupa tuttavia la sterilità offensiva. Tredici in totale le marcature degli attaccanti di ruolo, suddivise in cinque di Sau, quattro di Pinilla, e due per parte per Ibarbo e Nenè, alle quali vanno aggiunte le quattro del bomber aggiunto Conti (solo a Verona contro l'Hellas su azione manovrata, le altre su calcio di punizione). Un Immobile da solo garantisce al Torino lo stesso numero di realizzazioni. Le attenuanti non mancano, come i ripetuti infortuni -a turno- a ciascuno dei centravanti, i quali raramente sono potuti essere a disposizione di Lopez in contemporanea. Da quanto visto, forse una chance la meriterebbe Ibraimi, attraverso il quale si potrebbe tentare l'esperimento “albero di Natale” come possibile variabile tattica. Anche perché Cossu, quanto a caratteristiche e rendimento, è difficile da sostituire con un vero “clone”. Il tiro da fuori, prerogativa di Naingollan, non fa parte dell'armamentario del Cagliari, in quanto ad eccezione del capitano, vede nelle sole due marcature di Cabrera ed Ekdal l'apporto del centrocampo sulla via della rete. Urgono nuove soluzioni per riconquistare una produttività offensiva, poiché quest'anno talvolta la voce “gol segnati” ha fatto registrare un preoccupante zero. Parzialmente risolto il problema del portiere, rilanciando Avramov dopo la meteora Adan e i singhiozzi di Agazzi, è necessario quanto prima riprendere a segnare con regolarità. Nella speranza che la Dea Bendata abbia qualcosa da risarcire, visto il palo di Sau a Parma e i tre legni di Bergamo. In vista del Livorno, si spera di avere Ibarbo di nuovo pienamente a disposizione.

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